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mercoledì 23 ottobre 2013

Realtà Analogica o Digitale?

Si riesce a prendere una decisione? La realtà è analogica o digitale? Continua o discreta?
Questo è uno dei grandi dilemmi dei fisici.
Lettori, in primis cerchiamo di capire cosa si intende con il termine “continuo” e con il termine “discreto”, in modo da parlare poi la stessa lingua, con un esempio semplice alla portata di tutti: la foto.
Foto analogica: vi ricordate le vecchie foto su pellicola? Sulla pellicola (AgBr) le immagini rimango impresse in modo continuo senza “stacco” tra un punto o l'altro, infatti se ingrandiamo un punto di una foto, per quanto possa apparire sfumata, sarà sempre continua. Analogica. (Questo perché l'occhio umano arriva ad apprezzare grandezze sino a 0.5 mm circa. Le molecole che compongono la pellicola sono molto più piccole. Qui potreste opinare: ma allora è discreta la realtà, volevo solo dare un'idea di cosa intendiamo per “raìealtà continua”, ovvero “senza stacco”).
Foto digitale: ripetendo l'operazione di ingrandimento troveremo invece l'immagine a scacchi, tanti quadratini, i pixel, ben definiti e staccati l'uno dall'altro. Una distribuzione discreta di quadratini. L'immagine digitale, discreta.
Ora che abbiamo un'idea più oggettiva dei due termini, possiamo addentrarci in profondità nella fisica.

E' risaputo che la fisica si può considerare divisa in due grandi filoni: la quantistica e la relatività. Due tronconi di uno stesso albero gigantesco. La quantistica descrive la realtà attraverso particelle che vengono descritte tramite stati ben precisi della materia, quelli che sono possibili osservare, che sono valori identificati in numeri interi e ben distinti uno dall'altro, discreti. Ma le leggi matematiche che permettano di ricavare questi stati discreti sono però continue, funzioni continue. Spiego meglio con un paragone azzardato: consideriamo dei tavoli (le particelle) che vogliamo misurare con un metro (le leggi matematiche). Possiamo immaginare il classico metro che arriva ad apprezzare il mezzo millimetro ma lo consideriamo “continuo” nel nostro strampalato esempio. Andiamo a misurare un lato del tavolo: troveremo sempre misure del tipo 40cm, 41cm, 43cm... ma mai 41,3cm o 44,8cm. Cioè valori intermedi tra un intero e l'altro. La particella osservata andrà sempre su certi valori discreti, mai tra quelli intermedi. Questo è ciò che viene osservato negli esperimenti, nonostante ogni particella può essere descritta come un'onda, cioè un oggetto continuo, possiamo osservare la sua natura corposcolare solo per certi valori.
La relatività, l'altro grande ramo della fisica, è una teoria che si basa su un concetto continuo di spazio-tempo inteso come un fluido da cui “emergono” degli stati di materia, le masse, l'effetto gravitazionale. Si può immaginare lo spazio-tempo come un fiume che fuisce in una determinata direzione (data dal tempo) e le masse come delle pietre che spaccano il fluire del fiume. E noi siamo dentro a questo fiume, come pesci non possiamo vederlo dall'esterno, solo percepirlo.


Dopo avervi dato una vaghissima idea di questi due tronconi della fisica, posso dire come la penso.
Tutto nell'universo viene descritto tramite campi e la loro interazione. Noi stessi siamo dei campi che interagiamo con altri campi in tutto ciò che ci circonda. Il campo in fisica è una zona dello spazio-tempo definita in ogni punto, continua, di orgine gravitazionale, elettromagnetica o nucleare, che perturba lo spazio-tempo intorno alla fonte di origine e interagisce con altri campi presenti. Immersi in questi campi ci sono gli stati osservabili delle particella o delle masse, cioè ciò che possiamo vedere e che ci appare come discreto. Ciò mi porta a pensare che la realtà sia continua, ma noi siano limitati alla possibilità di osservare solo stati discreti.
Secondo voi la realtà è
  
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